L’importanza della cardiologia integrata
L’importanza della cardiologia integrata
Il dottor Ugo Miraglia, cardiologo, ci spiega i vantaggi di un approccio olistico nella cura delle malattie cardiovascolari
La cardiologia è, per definizione, quella branca della medicina che si occupa dello studio, della diagnosi e della cura delle malattie cardiovascolari acquisite o congenite (ovvero, presenti fin dalla nascita). E’ il cardiologo ad occuparsi, oltre che della diagnosi, anche del trattamento e della cura delle malattie che colpiscono cuore e arterie. Queste vengono genericamente raccolte sotto il termine di cardiopatie e si distinguono a seconda della sede colpita. Ictus, infarto, angina pectoris, scompenso cardiaco, arresto cardiaco, aneurisma, trombosi, embolia polmonare sono solo alcune delle patologie più note e, purtroppo, più frequenti considerato che proprio le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità in Italia. Ogni anno, circa 260.000 decessi sono imputabili alle cardiopatie e, secondo una ricerca condotta dalla Società Italiana di Cardiologia, la mortalità per infarto si è addirittura triplicata durante l’emergenza Covid passando al 13.7% dal 4.1% nello stesso periodo dello scorso anno. Le malattie cardiovascolari sono in gran parte prevenibili, in quanto riconoscono, accanto a fattori di rischio non modificabili (età, sesso e familiarità), anche fattori modificabili perché legati a comportamenti e stili di vita scorretti (fumo, consumo di alcol, scorretta alimentazione, sedentarietà). Ed è proprio su questo approccio preventivo che si basa la cardiologia integrata. E’ il dottore Ugo Miraglia, cardiologo, angiologo ed esperto in diagnostica ultrasonografica, ad aiutarci a capire meglio di cosa si tratta.
Cardiologia integrata: cos’è?
Con l’espressione cardiologia integrata si fa riferimento ad un nuovo approccio nell’inquadramento e nella cura delle malattie cardiovascolari. “La “classica” impostazione che prende in esame esclusivamente l’organo interessato dalla malattia – spiega il dottor Miraglia – è sostituita da una strategia medica in cui l’organismo viene considerato nel suo insieme e non nel particolare, con una valutazione olistica della patologia”. Ovvero: al centro della cura non vi è il solo organo o apparato, ma l’essere umano nella sua totalità. Per tale motivo, quindi, la medicina (in generale, e la cardiologia in particolare) integrata si avvale non solo delle conoscenze della medicina allopatica ma anche delle discipline legate alla medicina tradizionale e naturale, alla medicina ortomoloecolare ed all’integrazione funzionale. Possiamo individuare due momenti nella cardiologia integrata:
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Valutazione globale della persona, che avviene raccogliendo informazioni sulle sue problematiche, sul suo background clinico, sul suo contesto socio-familiare-lavorativo e infine sul suo assetto emozionale-psicologico. Un’accurata visita specialistica, corredata dagli esami diagnostici del caso ( strumentali e di laboratorio), ci consente di inquadrare in modo globale lo stato di salute della persona.
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Proposta terapeutica, che conseguentemente tiene conto di tutte le considerazioni fatte sulle precedenti informazioni, sia dal punto di vista diagnostico che da quello terapeutico.
Cardiologia integrata: i punti cardine
Appurato che la cardiologia integrata si basa su un approccio psicodinamico al paziente – dalla cura della sua alimentazione e del suo stile di vita alla prevenzione di quei “fattori di rischio” che nel tempo potrebbero portare a malattie di diversa natura – va da sé che i suoi punti cardine sono rappresentati dalle discipline che consentono la capacità di studiare e di regolare il funzionamento del sistema cardiovascolare, curando le sue patologie in relazione ai meccanismi biologici dell’intero organismo ed alle alterazioni degli stessi. “Mentre l’approccio nutrizionale – spiega ancora il dottor Miraglia – ci consente di individuare eventuali errori o mancanze nelle nostre abitudini alimentari, l’integrazione funzionale permette di fornire all’organismo i micronutrienti necessari a compensare eventuali disfunzioni a livello metabolico che determinano fenomeni ossidativi e/o infiammatori, spesso alla base delle patologie cardiovascolari. Di fondamentale importanza, poi, sono l’impostazione di un’attività fisica adeguata alle esigenze del paziente, tramite programmi personalizzati seguiti da personale specializzato e l’approccio PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia) in cui l’intervento psicologico ha mostrato si ripercussioni terapeutiche sui meccanismi organici alterati, e viceversa. Infine, anche l’ozonoterapia gioca il suo ruolo all’interno della cardiologia integrata, sfruttando le particolari proprietà chimiche di un gas naturale dalle molteplici qualità curative, utile sia in fase di prevenzione che di cura.”
Cardiologia integrata e antiaging
Al concetto di cardiologia integrata si può affiancare quello di medicina antiaging, ovvero quella medicina che si occupa di prevenire danni e conseguenze dell’invecchiamento, non solo a livello estetico, ma anche a livello dei tessuti e organi interni. “La visione olistica della cardiologia integrata – conclude il dottor Miraglia – consente di agire sui fattori caratteristici dell’invecchiamento cellulare, responsabili non solo delle patologie acute ma anche di quelle croniche, i cui meccanismi patogenetici sono alla base della senescenza. L’ossidazione cellulare e l’infiammazione cronica sono i meccanismi principali tramite cui le cellule invecchiano e la cardiologia integrata interviene in maniera significativa nel combattere tali problematiche”.